Terre di confine fra papato e impero, le valli del Lavino e del Samoggia hanno avuto dalla storia una preziosa eredità: castelli, abbazie, case torri punteggiano un territorio di grande impatto ambientale, con dolci colline ricche di frutteti e vigneti, alternate con ampi calanchi che offrono una scenografia unica, soprattutto in primavera ed autunno.
Il recente restauro della Badia del Lavino ne fa l’ideale punto di partenza per la visita e una sintesi efficace di ciò che si vedrà nel corso del viaggio.
La Badia, citata fin dal XII secolo nelle carte nonantolane, è un complesso di edifici civili e religiosi, di chiara impronta romanica, risalente al XII-XIII sec., restaurato nel XV sec. che oggi ospita il Museo della Badia del Lavino.
Dalla Badia, scollinando lungo via Mongiorgio in direzione Savigno, si svolta sulla provinciale della Valle del Samoggia verso Fagnano, villaggio natale di Onorio II (papa dal 1124 al 1130), il medioevo ci viene incontro con la chiesa di Santa Maria di Fagnano e il suo chiostro del XII sec, gioielli che vale la pena vedere anche solo dall’esterno per la bellezza del contesto in cui sono inseriti. Tornando indietro nel borgo di Fagnano, risalendo a Zappolino, luogo della famosa battaglia fra Guelfi e Ghibellini nel 1325, da cui trae origine l’episodio narrato da Alessandro Tassoni nel poema “La secchia rapita”, si arriva verso il borgo antico di Castello di Serravalle, che, con la sua rocca in cima al colle, da cui si gode un panorama mozzafiato, domina tutta la valle.
Il secondo giorno si consiglia di partire uscendo dal territorio di Monte San Pietro lungo il versante sinistro della valle, verso Oliveto, un borgo abbarbicato attorno alla Casa dell’Ebreo (XV sec), su una terrazza che offre una splendida veduta sulla valle. Da qui il viaggio nel Medioevo prosegue con la vicenda quasi leggendaria di Matilde di Canossa, muovendosi verso l’Abbazia di Monteveglio ed il suo borgo fortificato che fin dai tempi della contessa domina la vallata. La chiesa abbaziale è sempre aperta e i frati francescani sono molto disponibili ad illustrarne gli elementi più preziosi e significativi.
Da qui, attraverso la strada per Montemaggiore, si rientra nel territorio di Monte San Pietro e ci si avvia a risalire la valle del Lavino verso la parte più suggestiva dal punto di vista ambientale. Il percorso che porta dalla valle del Samoggia alla valle del Lavino è arricchito da scorci panoramici unici, con i caratteristici calanchi, anfiteatri naturali prodotti dall’erosione secolare delle colline argillose, con ampie scenografie che dai vigneti passano, man mano che si risale la valle, ai castagneti, punteggiate dai piccoli borghi come Monte San Giovanni e Montepastore che segnano anche altrettante opportunità di sosta, soprattutto per gustare il vino dei colli bolognesi e le specialità gastronomiche tipiche.