IL TERRITORIO DELLA VALLE DEL LAVINO

  • "Addio monti sorgenti dalle acque" (foto di Lorenzo Chiari)
  • S. Lorenzo (foto di Paolo Palmieri)
  • Corso del Lavino (foto di Miriam Masotti)
  • Acqua ghiacciata del torrente Landa (foto di Laura Busani)
  • Calanco di Monte Severo
  • Calanchi di Montemaggiore
  • S. Lorenzo (foto di Paolo Palmieri)
  • Corso del Lavino (foto di Miriam Masotti)
  • Acqua ghiacciata del torrente Landa (foto di Laura Busani)
  • Calanco di Monte Severo
  • Calanchi di Montemaggiore

Il territorio compreso nel Comune di Monte San Pietro è molto esteso (75 Kmq c.a.) ed è limitato a sud da una linea di crinale che unisce da ovest verso est i Monti Nonascoso (m. 712 slm), Vignola (m. 817 slm), Tramonto (m. 776 slm) e Bonsara (m. 650 slm).

Il confine occidentale del territorio ricade quasi interamente nel bacino del torrente Samoggia.

La valle prende il nome dal torrente Lavino che nasce, nel suo ramo principale, all'altopiano delle Pradole (m. 680 slm). Un secondo ramo (Rio di Gavignano) nasce ad est del Monte Nonascoso (m. 712 slm) e si unisce a quello principale tra Gavignano e San Chierlo (m. 275 s.l.m.).

A Calderino il Lavino riceve le acque del torrente Olivetta e a Ponterivabella quelle del suo principale affluente, il torrente Landa, che ha origine a nord-est di Mongiorgio. Il Lavino sbocca in pianura a Zola Predosa e poco prima di confluire nel Samoggia, a Forcelli, all'altezza di Sala Bolognese, riceve le acque del Torrente Ghironda.

Non è il suo corso originario: fino alla grande rotta di Volta Reno, intorno alla metà del XII secolo, le sue acque si perdevano, impaludandosi, nella pianura.

Si era persa traccia delle sistemazioni idrauliche che avevano consentito in età romana la regimazione delle acque del torrente Lavino all’interno del sistema di centuriazione.

Il nome stesso 'Lavino', che richiama termini di origine tardo-latina che significavano frana, movimento di terra, indica la caratteristica principale di questo territorio: la calancosità.

I calanchi sono un fenomeno geomorfologico di erosione del terreno che si produce per l'effetto di dilavamento delle acque su rocce argillose degradate, con scarsa copertura vegetale e quindi poco protette dal ruscellamento.

Si tratta di ambienti caratterizzati da una accentuata aridità, che mal si prestano alle attività umane e che nel corso dei secoli hanno dato origine ad eventi catastrofici, come la frana che nel gennaio del 1405 distrusse completamente l'abitato di Riva Maglaria, alle pendici del Monte Nonascoso, nei pressi di Gavignano.

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