LA CASA RURALE

  • Casa a Colombara (foto di Cristina Bonaga)
  • Pianta novecentesca di casa rurale (Archivio Comunale)
  • Edifici rurali a Gavignano (foto di Bruno Tonelli)
  • Case Vallona (foto di Franco Bruni)
  • Edifici rurali a Gavignano (foto di Bruno Tonelli)
  • Casa a Colombara (foto di Cristina Bonaga)
  • Pianta novecentesca di casa rurale (Archivio Comunale)
  • Edifici rurali a Gavignano (foto di Bruno Tonelli)
  • Case Vallona (foto di Franco Bruni)
  • Edifici rurali a Gavignano (foto di Bruno Tonelli)

Sul territorio comunale di Monte San Pietro è possibile individuare ancora oggi costruzioni risalenti ai sec. XVI-XVIII anche se fortemente rimaneggiate e private della loro funzione di cellula abitativa e produttiva di base. Dal fondamentale censimento fotografico di Luigi Fantini alle prime campagne di rilevazione dei beni culturali della Regione Emilia-Romagna, è testimoniata la presenza sul territorio comunale di tipologie edilizie e decorative comuni a tutta l'area appenninica emiliana.

Negli insediamenti di collina e di montagna la scelta della posizione su cui costruire dipendeva dalla centralità rispetto al fondo da coltivare, dalla sua esposizione ed elevazione, nonchè da criteri di sicurezza che consigliavano spesso di edificare su emergenze naturali o affioramenti rocciosi, escludendo luoghi per loro natura instabili o insalubri.

Nei luoghi dove affiorava la roccia era sufficiente operare una piccola escavazione o un livellamento per iniziare l'opera muraria; diversamente era necessario, togliendo lo strato vegetale, pervenire all'argilla compatta, tale da consentire una solida base di costruzione.

Le murature appenniniche, salvo l'utilizzo del cotto nelle aree della bassa collina, sono caratterizzate dall'uso prevalente della pietra, disponibile in loco.

II procedimento di costruzione consisteva nel sovrapporre

e assemblare le pietre in modo da creare un piano orizzontale

man mano che si procedeva con la posa dei pezzi; questo tipo di lavorazione era definito "a filaretto".

L'elevazione ed il controllo dell'andamento del muro richiedevano capisaldi precisi: quando era possibile, i conci d'angolo venivano realizzati con blocchi di arenaria di cava, squadrati e variamente lavorati. Il legante impiegato, la malta, era ottenuta con calce spenta e sabbia di fiume, in genere nella proporzione di due terzi di sabbia e di un terzo di calce spenta; i materiali e le proporzioni potevano variare notevolmente a seconda del tipo di costruzione e delle capacità economiche di chi costruiva.

Una tecnica che è stata usata fino alla metà degli anni Cinquanta del Novecento è quella di alternare ciotoli fluviali a corsi regolari di mattoni per formare un livello sicuro e garantire una maggior stabilità all’edificio. La struttura portante era costituita da travi di legno ricavate da essenze arboree a venatura compatta. Per la copertura il materiale più usato nella zona di Monte San Pietro è il coppo.

 

Pianta novecentesca di casa rurale (Archivio Comunale)

Case Vallona (foto di Franco Bruni)

Casa a Colombara (foto di Cristina Bonaga)

Edifici rurali a Gavignano (foto di Bruno Tonelli)

Casa Casella, San Chierlo (foto di Cesare Lenzi)

 

 

05 Il Paesaggio Agricolo

 

Il paesaggio di Monte San Pietro è quello tipico delle zone appenniniche tosco-emiliane: a zone pianeggianti si alternano rilievi dolci, vasti calanchi e alvei fluviali più o meno estesi.

Lo sviluppo insediativo degli ultimi decenni ha interessato gran parte dell'ambiente naturale, cosicchè il territorio si presenta oggi variamente articolato e frammentato nei suoi elementi, alternando all'insediamento urbano la presenza di aree agricole, di aree boscate, sia naturali che artificiali, di aree fluviali ed aree calanchive.

Il paesaggio agricolo è dominato dal vigneto: tra San Martino in Casola, San Lorenzo in Collina, Monte San Giovanni, Monte San Pietro, San Chierlo e Mongiorgio si dispiegano le viti disposte per file ordinate, opportunamente distanziate fra loro: è la forma odierna della storica piantata di origine etrusca, che per secoli ha dominato il paesaggio padano. 

La viticoltura è testimoniata sul territorio di Monte San Pietro a partire dal X secolo e fino alla seconda metà del secolo scorso ha avuto come acquirenti diretti i cittadini bolognesi, che imbottigliavano il vino in casa, di consuetudine la settimana di Pasqua.

La scelta del consumatore avveniva semplicemente fra vini “bianchi” e “rossi”, poiché sullo stesso filare venivano coltivati più tipi d’uva, che garantivano al contadino una certa stabilità produttiva in caso di avversità meteorologiche.

Fino alla Seconda Guerra Mondiale per portare il vino in città veniva molto usata la castellata, una botte allungata che occupava tutto un carro tirato da buoi e che conteneva circa 9 quintali di uva pigiata: era quindi adoperata anche come unità di misura.

La parte meridionale del territorio comunale offriva un'altra grande risorsa: il castagno, pianta che contribuiva ampiamente all'alimentazione delle popolazioni locali. Numerosi impianti di castagneto da frutto vennero messi a dimora nel territorio di Monte San Pietro a partire dai secoli XI e XII e le tecniche colturali allora adottate restarono invariate anche nei secoli successivi: le piante venivano interrate a distanza minima di dieci metri l'una dall'altra e la potatura era effettuata in forma piramidale, per mantenere la fruttificazione anche ai rami più esterni.

La maggior parte degli impianti sono ora concentrati tra Ronca, Monte Severo e Montepastore.

Recentemente è stato adottato il Piano Strutturale Comunale con l'obiettivo di salvaguardare l'equilibrio fra aree agricole e naturali e insediamento urbano e garantire le condizioni per la conservazione del paesaggio storico della valle.

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