VITE E CASTAGNO

  • Vigneto (foto di Giovanna Pace)
  • Castagneto a Monte Severo (foto di Jacopo Riccioni)
  • Vigneto a riposo (foto di Ciro Mammato)
  • Tini e botti (foto di Lorenzo Chiari)
  • Castagno cavo (Archivio Comunale)
  • Vigneto (foto di Giovanna Pace)
  • Castagneto a Monte Severo (foto di Jacopo Riccioni)
  • Vigneto a riposo (foto di Ciro Mammato)
  • Tini e botti (foto di Lorenzo Chiari)
  • Castagno cavo (Archivio Comunale)

La Valle del Lavino è storicamente caratterizzata dalla coltivazione della vite e del castagno, coerentemente con l'altimetria e le caratteristiche pedologiche del territorio.

 

Due vaste aree costituiscono piccole porzioni residue del paesaggio storico dell'Appennino bolognese: si tratta dei castagneti compresi tra le pendici del Monte Vignola, ad est di Montepastore, fino ai versanti settentrionali di Monte Tramonto, nei pressi della chiesa di Monte Severo, e di quelli coltivati sui versanti nord-occidentali del Monte Bonsara.

Costituiscono la zona di produzione del Marrone Biondo tipico del bolognese, ed in particolare della cultivar "Marrone di Montepastore", una fra le più pregiate dell'Appennino tosco-emiliano.

Molti produttori hanno mantenuto le operazioni tradizionali di coltivazione: le piante sono disposte a 7-10 m. di distanza l'una dall'altra, sono innestate prevalentemente a marrone e sottoposte a potatura, le strade e i sentieri di servizio sono mantenuti, il sottobosco è ripulito tramite sfalci. La lettiera di castagno viene raccolta e bruciata in bosco, mentre le piante secche vengono rimpiazzate con l'innesto di nuovi polloni.

In alcune proprietà è ancora praticato il pascolo ovino, operazione che ha la doppia funzione di mantenere pulito il bosco e di concimarlo naturalmente.

 

La superficie coltivata a vigneto copre 178 ettari di terreno (dati 2010): qui invece le trasformazioni sono state profonde e legate ad un affinamento della produzione che dai vitigni autoctoni, che fornivano in prevalenza vini bianchi, leggeri e frizzanti hanno portato alla lenta ma sicura affermazione della produzione vitivinicola della valle: Monte San Pietro costituisce una delle sette microzone contenute nel disciplinare di produzione della denominazione di origine controllata DOC Colli Bolognesi per i vini Pignoletto, Sauvignon, Pinot bianco, Cabernet Sauvignon e Barbera.

Nomi evocativi come Alionza, Angela, Bianchino, Forcella, Maligia, Negretto, Paradisa, Fogarina, uve coltivate per decenni in queste colline, hanno lasciato il passo alla viticoltura specializzata, con una diminuzione della superficie vitata complessiva, ma un deciso aumento delle aziende produttrici di uve per vini DOC.

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