LUDOVICO BECCADELLI (1501-1572)

  • Tiziano, Ludovico-Beccadelli, Uffizi
  • Pradalbino, Villa Beccadelli
  • Pradalbino, Villa Beccadelli, stemma commemorativo
  • Cappella dell'altare, stemma di Ludovico Beccadelli
  • Pradalbino, Villa Beccadelli, lapide commemorativa
  • Tiziano, Ludovico-Beccadelli, Uffizi
  • Pradalbino, Villa Beccadelli
  • Pradalbino, Villa Beccadelli, stemma commemorativo
  • Cappella dell'altare, stemma di Ludovico Beccadelli
  • Pradalbino, Villa Beccadelli, lapide commemorativa

La cappella dell’altare maggiore è dedicata a Ludovico Beccadelli, commendatario dell’Abbazia dal 1552 al 1553.

Nato da antica e nobile famiglia bolognese dedicò la sua giovinezza allo studio delle discipline umanistiche. Nel 1527 si recò all’Università di Padova dove incontrò altri intellettuali, come il grande poeta Pietro Bembo; con essi condivise la passione per la letteratura e per lunghi soggiorni estivi nell’amata villa paterna di Pradalbino nell’attuale Comune di Monte San Pietro.

Nel 1535 al seguito del Cardinale Contarini si recò a Roma in posizione di grande privilegio e partecipò al programma di rinnovamento della Chiesa, con l’appoggio pieno e il favore di Papa Paolo III Farnese che nel 1545 lo nominò segretario del Concilio di Trento. Nominato Nunzio apostolico a Venezia nel 1550, in segno di grande benevolenza il Papa commissionò a Tiziano il suo ritratto, ora esposto a Firenze nella Galleria degli Uffizi.

Nel 1542 ricevette gli ordini minori e divenne formalmente ecclesiastico; nel 1548 fu nominato Vescovo di Ravello.

Le alte qualità morali, la preparazione profonda e le notevoli doti diplomatiche procurarono al Beccadelli molti altri incarichi prestigiosi e il ricordo pieno di stima e di gratitudine in tutti coloro che lo incontrarono, come testimonia il ricchissimo epistolario.

Nel 1552 gli fu concessa la Commenda della Badia del Lavino, situata a pochi chilometri dalla Villa di Pradalbino, incarico al quale un anno dopo rinunciò in favore di Filippo Gheri e poi di Antonio Gigante, suo fedelissimo segretario.

Con l’avvento del Papa Paolo IV, il Beccadelli, allontanato dalla Curia romana, nel 1555 fu nominato Arcivescovo, ma di fatto esiliato, nella diocesi di Ragusa in Dalmazia, lontano dai suoi interessi culturali e dagli amici di cui volle riprodurre i ritratti nella sua villa sull’isola di Sipan, di fronte a Ragusa.

Ritornato in Italia, dal 1564 fu nominato Vescovo di Prato dove  morì nel 1572.

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