IL PAESAGGIO AGRICOLO

  • Filare di vite (foto di Bruno Tonelli)
  • Podere Palazzo, L'ospedale, Colombara (foto di Enrico Pucci)
  • Lavori di potatura (foto di Franco Bruni)
  • La vigna (foto Franco Bonazza)
  • Vigneto a riposo (foto di Edda Zamboni)
  • Castagno (foto di Massimo Lolli)
  • La vendemmia, fine anni '60 (foto di Giuseppe Toschi)
  • La castellata in città (foto www.lamiacittà.com)
  • Filare di vite (foto di Bruno Tonelli)
  • Podere Palazzo, L'ospedale, Colombara (foto di Enrico Pucci)
  • Lavori di potatura (foto di Franco Bruni)
  • La vigna (foto Franco Bonazza)
  • Vigneto a riposo (foto di Edda Zamboni)
  • Castagno (foto di Massimo Lolli)
  • La vendemmia, fine anni '60 (foto di Giuseppe Toschi)
  • La castellata in città (foto www.lamiacittà.com)

Il paesaggio di Monte San Pietro è quello tipico delle zone appenniniche tosco-emiliane: a zone pianeggianti si alternano rilievi dolci, vasti calanchi e alvei fluviali più o meno estesi.

Lo sviluppo insediativo degli ultimi decenni ha interessato gran parte dell’ambiente naturale, cosicchè il territorio si presenta oggi variamente articolato e frammentato nei suoi elementi, alternando all’insediamento urbano la presenza di aree agricole, di aree boscate, sia naturali che artificiali, di aree fluviali ed aree calanchive.

Il paesaggio agricolo è dominato dal vigneto: tra San Martino in Casola, San Lorenzo in Collina, Monte San Giovanni, Monte San Pietro, San Chierlo e Mongiorgio si dispiegano le viti disposte per file ordinate, opportunamente distanziate fra loro: è la forma odierna della storica piantata di origine etrusca, che per secoli ha dominato il paesaggio padano.

La viticoltura è testimoniata sul territorio di Monte San Pietro a partire dal X secolo e fino alla seconda metà del secolo scorso ha avuto come acquirenti diretti i cittadini bolognesi, che imbottigliavano il vino in casa, di consuetudine la settimana di Pasqua.

La scelta del consumatore avveniva semplicemente fra vini “bianchi” e “rossi”, poiché sullo stesso filare venivano coltivati più tipi d’uva, che garantivano al contadino una certa stabilità produttiva in caso di avversità meteorologiche.

Fino alla Seconda Guerra Mondiale per portare il vino in città veniva molto usata la castellata, una botte allungata che occupava tutto un carro tirato da buoi e che conteneva circa 9 quintali di uva pigiata: era quindi adoperata anche come unità di misura.

La parte meridionale del territorio comunale offriva un’altra grande risorsa: il castagno, pianta che contribuiva ampiamente all’alimentazione delle popolazioni locali. Numerosi impianti di castagneto da frutto vennero messi a dimora nel territorio di Monte San Pietro a partire dai secoli XI e XII e le tecniche colturali allora adottate restarono invariate anche nei secoli successivi: le piante venivano interrate a distanza minima di dieci metri l’una dall’altra e la potatura era effettuata in forma piramidale, per mantenere la fruttificazione anche ai rami più esterni.

La maggior parte degli impianti sono ora concentrati tra Ronca, Monte Severo e Montepastore.

Recentemente è stato adottato il Piano Strutturale Comunale con l’obiettivo di salvaguardare l’equilibrio fra aree agricole e naturali e insediamento urbano e garantire le condizioni per la conservazione del paesaggio storico della valle.

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